Il rapporto Ecomafia viene curato annualmente da Legambiente per analizzare e diffondere i numeri della criminalità ambientale in Italia e mette sotto la lente d’ingrandimento gli espedienti usati dalle associazioni criminali per dirottare i carichi verso impianti non controllati e destinazioni dove la tutela ambientale non è garantita.  

In occasione della Giornata nazionale per la Legalità del 21 marzo è opportuno porre l’attenzione anche su questo tipo di ecoreati, che provocano gravi danni e alimentano un vero e proprio dumping economico e ambientale nei confronti degli operatori specializzati rispettosi di leggi e prescrizioni.
 
Secondo il rapporto 2021, la pandemia non ha fermato gli ecocriminali e, a fronte di minori controlli condotti, c’è stato un lieve incremento complessivo dei reati ambientali (+0,6% nel 2020 rispetto al 2019) e sono aumentati gli arresti nel ciclo dei rifiuti (+15,2%).
 
Come affrontare questa emergenza? La Direzione investigativa Antimafia, nel focus su “Mafia & Rifiuti” indirizzato al Parlamento nel 2019, segnala due criticità nel ciclo dei rifiuti sulle quali bisognerebbe intervenire: da un lato una filiera eccessivamente dilatata che rende complesse e farraginose le procedure autorizzative per portare il rifiuto a smaltimento, dall’altro un’insufficienza di strutture adatte a completare il ciclo di gestione che porta ad un aumento dei costi di smaltimento e costringe il rifiuto a una forte mobilità sul territorio. Sono questi i fenomeni che favoriscono l’infiltrazione criminale. 
 
Anche per Fise Assoambiente è fondamentale aumentare l’offerta legale di impianti di trattamento per colmare il deficit oggi esistente rispetto alla domanda, che viene sfruttato da chi crea scorciatoie per smaltire i rifiuti. 
 
L’operatore specializzato ha la responsabilità di garantire la correttezza e la sicurezza ambientale di ogni fase delle operazioni a cui sovrintende per assicurare la corretta destinazione finale del rifiuto. Solo un’accurata operazione di programmazione e pianificazione industriale può coprire il deficit di impianti di trattamento e smaltimento controllato di cui il Paese ha bisogno, in modo da migliorare stabilmente i processi di trattamento e recupero di materia in un’ottica di economia circolare. 
 

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