Nell’anno della pandemia e del lockdown l’Italia ha prodotto 147 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, ossia quasi 7 milioni in meno (-4,5%) rispetto all’anno precedente a causa del calo dei consumi e della produzione manifatturiera. 

È la principale evidenza che emerge dal Rapporto ISPRA SNPA Rifiuti speciali 2022, presentato nei giorni scorsi a Roma, che quest’anno illustra la situazione della produzione e gestione dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi del 2020, organizzando e illustrando in maniera puntuale i dati raccolti dall’Ispra in collaborazione con le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente. 
 
I rifiuti non pericolosi rappresentano il 93,3% del totale di quelli speciali e, tra i diversi settori produttivi, quello delle costruzioni si conferma il maggior produttore di rifiuti speciali (45,1% del totale), seguito dalle attività di gestione dei rifiuti e risanamento ambientale (26,3%)
e dalle attività manifatturiere (18,2%).
 
Il Nord, con il suo tessuto industriale, rimane la zona di maggiore produzione di rifiuti speciali (56,9% del totale) e anche quella che ha saputo dotarsi di una più ampia capacità impiantistica: il 39,4% degli impianti di gestione dei rifiuti in esercizio oggi sono localizzati tra Lombardia (2.106), Veneto (1.086) e Piemonte (933). 
 
Sul piano della gestione, i rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia nel 2020 sono stati pari a 159,8 milioni di tonnellate, di cui il 94,1% non pericolosi e appena 9,4 milioni di tonnellate (5,9% del totale gestito) pericolosi. Il 70,6% dei rifiuti speciali viene avviato a recupero di materia, il 10,3% segue operazioni intermedie di smaltimento, il 6,2% è destinato immediatamente allo smaltimento in discarica, quote residuali di materia sono indirizzate al coincenerimento (1,1% pari a 1,8 milioni di tonnellate) o all’incenerimento (0,8% del totale pari a 1,3 milioni di tonnellate). 
 
Lo smaltimento in discarica tra il 2019 e il 2020 ha segnato una riduzione significativa, pari a circa 2 milioni di tonnellate (-17,7%). Si tratta di una flessione provocata dalla riduzione dei volumi di rifiuti non pericolosi inviati in discarica (-2,2 milioni di tonnellate), a fronte di un lieve aumento dei rifiuti pericolosi conferiti nello stesso periodo (+56 mila tonnellate). Anche il numero delle discariche operative nell’ultimo biennio è stato oggetto di una progressiva diminuzione, passando da 310 impianti attivi nel 2018, ai 305 del 2019 e a 285 nel 2020. 
 
L’Italia si conferma quindi un Paese capace di indirizzare la frazione prevalente dei rifiuti speciali prodotti a recupero di materia, grazie anche alla sua dotazione impiantistica (sono 4399 gli impianti vocati a questa attività e rappresentano il 42% dell’impiantistica nazionale), che rimane però caratterizzata da profonde disomogeneità da Nord a Sud. Un gap che, secondo il presidente dell’Ispra Stefano Laporta, potrà essere colmato grazie a migliaia di proposte progettuali per la realizzazione di nuovi impianti presentate per i Bandi PNRR della missione economia circolare.
 
 

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